COVID-19 e prevenzione cardiovascolare nel paziente diabetico

COVID-19 e prevenzione cardiovascolare nel paziente diabetico

L’emergenza sanitaria per l’infezione da virus SARS-CoV-2 ha avuto un impatto devastante su tutti noi. In questo periodo di pandemia gli interventi sulla salute che forniscono benefici a lungo termine quali appunto la prevenzione delle malattie cardiovascolari (infarto miocardico, scompenso cardiaco, ictus cerebrale, malattia vascolare periferica) sono stati marginalizzati. Tuttavia gli sforzi, condivisi da medici e pazienti, orientati alla prevenzione cardiovascolare non devono essere trascurati. Sebbene il COVID-19 sia attualmente l’emergenza sanitaria prioritaria, non dobbiamo dimenticare che le malattie cardiovascolari rimangono la prima causa di morte nel mondo ed è pertanto cruciale assicurare che le azioni di prevenzione non siano messe in secondo piano anche in questa epoca unica e senza precedenti.

COVID-19 e malattie cardiovascolari

In seguito all’infezione da COVID-19 le persone affette da malattie cardiovascolare manifesta, quali pregresso ictus o infarto miocardico, oppure con fattori di rischio cardiovascolare, quali diabete mellito, ipertensione arteriosa ed obesità, mostrano una prognosi peggiore sia in termini di morte sia di complicazioni: il COVID-19 si associa ad un aumentato rischio di complicanze cardiovascolari acute (quali miocarditi, sindromi coronariche acute, scompenso cardiaco, aritmie) legate in parte all’infezione ed alle sue sequele, in parte ai trattamenti impiegati. Infatti i farmaci proposti per il trattamento del COVID-19 quali la idrossiclorochina e l’azitromicina, attualmente meno utilizzati per non confermata efficacia, sono risultati potenzialmente dannosi in quanto favorenti l’insorgenza di aritmie. E’ inoltre noto come in pazienti con polmonite da COVID-19, lo stato infiammatorio e le anomalie della coagulazione del sangue che aumentano il rischio di trombosi possano persistere per un lungo periodo, imponendo una sorveglianza attenta anche in seguito a guarigione.

I meccanismi che giustificano questa peggior prognosi nei soggetti che presentano obesità o diabete mellito non sono del tutto noti. L’obesità sembrerebbe possa concorrere nel compromettere la funzione respiratoria di questi pazienti quando colpiti da polmonite da Covid-19. Per quanto riguarda il diabete mellito, questa patologia è stata spesso accostata proprio all’infezione da COVID-19 per una serie di somiglianze come ad esempio la compresenza di uno stato infiammatorio, di un aumentato rischio di trombosi e fibrosi, di disfunzione endoteliale, di danno d’organo e di instabilità glicemica. Nei soggetti diabetici questa infezione virale e la terapia con cortisone (utilizzata per il trattamento del COVID-19) possono peggiorare il controllo glicemico. Nello specifico il virus avrebbe accesso alle cellule del pancreas attraverso lo stesso recettore che utilizza per penetrare nelle cellule dei polmoni provocando un danno alla beta cellula, responsabile della produzione di insulina, con conseguente ulteriore ridotta produzione della stessa (insulinopenia).

Bisogna tuttavia sottolineare che non in tutti i diabetici la malattia da Coronavirus presenta lo stesso decorso in quanto si è potuto constatare che nei pazienti che vantano un buon controllo delle glicemie, la prognosi è più favorevole e, viceversa, quelli che hanno uno scarso controllo delle glicemie (scompenso glicemico) presentano una prognosi peggiore.

Il distanziamento sociale forzato ed i periodi di lockdown hanno comportato in quasi tutti noi una minore aderenza agli stili di vita sani e, in generale per quanto riguarda le persone con patologie croniche, anche minor accesso ai servizi ambulatoriali specialistici e ad eventuali ricoveri ospedalieri non-COVID-19 per il timore di infettarsi. In tutto il mondo infatti, si è vista una significativa riduzione delle ospedalizzazioni per malattie cardiovascolari: nella nostra realtà italiana nel marzo 2020 si è assistito nelle unità di terapia intensiva coronarica ad una riduzione del 50% dei ricoveri per infarto miocardico acuto se confrontato con il medesimo periodo del 2019. A tale riduzione è corrisposto un parallelo aumento dei tassi di mortalità per malattie cardiovascolari e di complicanze extra ospedaliere. Così come si è assistito ad un minore numero di esami ematochimici e strumentali volti alla ricerca o al monitoraggio delle complicanze e a una minore aderenza alle terapie di prevenzione cardiovascolare o addirittura alla loro interruzione.

COVID-19 e prevenzione

Dopo esserci concentrati primariamente sull’obiettivo di appiattimento della curva dei contagi e della mortalità per Coronavirus, ci aspetta una sfida non meno importante, volta alla riduzione delle malattie cardiovascolari a medio e lungo termine previste nei prossimi mesi o anni e secondarie ai ritardi di accesso alle cure per i pazienti affetti da diabete mellito proprio in virtù della scarsa aderenza alle strategie di prevenzione cardiovascolare. L’applicazione di misure di prevenzione cardiovascolare avrà implicazione positive non solo per la salute cardiovascolare stessa, ma anche per ridurre il peso di complicanze e la letalità relativa alla pandemia in corso o a future malattie virali.

Puoi ben capire come diventa di primaria importanza se sei diabetico seguire uno stile di vita sano caratterizzato da una dieta corretta e bilanciata, svolgere regolarmente l’attività fisica, eseguire periodicamente gli esami di screening delle complicanze e assumere regolarmente i farmaci prescritti dal diabetologo. La pandemia tuttavia ha impedito di poter svolgere le abituali visite di controllo e ci ha visto costretti ad un repentino e radicale cambiamento nel modo di esercitare la medicina. Puoi convenire che per la corretta gestione delle malattie e per una adeguata prevenzione di eventuali complicanze è importante implementare i contatti tra medico e paziente nonostante il monito del distanziamento sociale. Per questo ci viene in aiuto la telemedicina che si è dimostrata una valida alternativa alle visite ambulatoriali riuscendo ad avvicinare il medico ai suoi pazienti senza il rischio che questi potessero infettarsi. Grazie agli strumenti offerti oggi dalle tecnologie digitali si può arrivare a una gestione più sostenibile del diabete con un approccio più razionale e moderno: la telemedicina, rendendo più semplice e immediata la comunicazione medico-paziente, supera il problema della distanza e riduce il numero delle visite ambulatoriali e delle attese, permettendo un protetto interscambio di dati per cure sempre più personalizzate, immediate ed efficaci.

In caso di dubbi, domande o consigli non esitare a contattarmi. Sono a tua disposizione per ulteriori chiarimenti o per una consulenza.

Dott.ssa Christine Whisstock

Medico chirurgo specialista in endocrinologia e malattie del ricambio, specializzata nel trattamento medico-chirurgico del piede diabetico e del diabete.

Dottorato di ricerca in ipertensione e prevenzione del rischio cardiovascolare.

Primario dell’Unità Operativa di Piede Diabetico del Policlinico Abano Terme (Padova).

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